DAVID SCOGNAMIGLIO

To Suspend a Light

Castignano, Italy

Il duo Scognamiglio-Barry nasce per l’occasione del bando Invasioni Contemporanee promosso dal Comune di Ascoli Piceno. La candidatura viene presentata dalla coop. soc. il Sicomoro, nell’ambito della Silent Academy, un progetto di Matera 2019 co-creato con la medesima cooperativa. La Silent Academy si propone come obiettivo quello di restituire al migrante la propria dignità professionale, permettendogli di insegnare nel paese di destinazione ciò di cui altrove era maestro, con l’intento di riconoscergli quelle abilità che a causa del suo status spesso non sono valorizzate.

Il duo nasce perciò con un duplice obiettivo. Affiancare a un artista riconosciuto le abilità acquisite come tecnico luci per lo spettacolo da un ragazzo giovanissimo, ampliando così la visione di entrambi per portare al massimo delle possibilità sceniche l’impatto visivo, contaminando il linguaggio artistico con quello teatrale. D’altra parte, la finalità di questa candidatura sta nel voler raccontare il senso della fragilità sociale attraverso l’esperienza di chi, in diversa forma, ha vissuto la catastrofe. David Scognamiglio inizia il proprio percorso da architetto trasferendosi nella capitale cilena in seguito al disastro causato dal terremoto del 2010, progettando abitazioni per i terremotati. Mamadou Barry scappa dal Gambia per una catastrofe personale. Vuole studiare economia in Italia per tornare un giorno nel proprio Paese. Il teatro a Matera lo salva dall’emarginazione, l’indifferenza, la diffidenza.
L’arte diviene il proprio atto di fiducia verso la comunità e della comunità verso di lui.

Qual è allora il senso della fragilità sociale? Cosa innalza barriere e chi le abbatte? Quale ruolo ha l’arte in questo percorso? Le architetture di luce di David Scognamiglio nascono in seguito a una riflessione scaturita nelle terre distrutte dal terremoto in Cile. La materia ha raso al suolo altra materia. La soluzione anti-fragilità è allora forse un percorso verso la smaterializzazione. Perdere la materia per aprire lo spazio a luoghi emotivi. Ridurre l’architettura all’essenza, renderla impalpabile, intangibile, darle forma attraverso giochi di luce e acqua. Nelle architetture di luce di Scognamiglio è l’io-soggettivo a creare i luoghi. Muovendosi nei riflessi si aprono scenari che sfuggono alla sola percezione accentuando l’aspetto emotivo.

Le linee di luce cadono negli angoli di paesaggio dimenticati, nella pietra scavata, nelle rovine architettoniche, ponendo attenzione lì dove lo sguardo distratto non si volge. Stimolare la riflessione sul margine, sull’abbandono, attraverso uno sforzo collettivo. Ciò che sopravvive alla fragilità della materia è infatti il sentimento di coesione, è l’umanità che abbatte le proprie barriere arrivando a toccare la propria essenza. È nella ricerca di quell’essenza che si inserisce il lavoro di Mamadou, che al di là delle proprie conoscenze di illuminotecnica e strumentazione relativa (fari, led, cablaggi, etc.), si contraddistingue per quella capacità umana di creare legami, di entrare in dialogo con tutte le comunità, di conoscere lui per primo il senso di fragilità e di raccontarla senza vergogna.

Stefania Dubla, curatrice indipendente.

https://www.youtube.com/watch?v=d8-6sO_LbWA